Quali sono le malattie cardiovascolari?

Il cuore è un organo muscolare straordinario che lavora instancabilmente per mantenere in vita il nostro corpo.

Situato nel torace, appena dietro lo sterno, la sua anatomia è caratterizzata da diverse camere, valvole e vasi sanguigni che lavorano in perfetta sincronia per il benessere del nostro organismo.

Le funzioni principali del Cuore sono quelle di:

  •  far circolare ininterrottamente attraverso i circa 100.000 km di vasi sanguigni del corpo umano, 8000 litri di sangue ossigenato ricevuto dai polmoni, ricco di nutrienti essenziali per le cellule dei tessuti e degli organi, tra cui il fegato, i reni e il cervello;
  • riportare l’anidride carbonica, prodotto di scarto dell’attività metabolica delle cellule, verso i polmoni per essere eliminata;
  • lavorare in stretta collaborazione con il sistema linfatico, che aiuta a mantenere l’equilibrio dei fluidi nel corpo e svolge funzioni immunitarie. I vasi linfatici drenano l’eccesso di fluido dai tessuti e lo restituiscono alla circolazione sanguigna.

È facile comprendere, quindi, che se il cuore si ammala mette a rischio il benessere di tutto il nostro corpo.

Oggi le malattie cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte in tutto il mondo (quasi 18 milioni l’anno secondo l’Oms) e la prima causa di morte sia in Italia (30,8%) sia in Europa, dove pesano per il 32%, seguite da quelle oncologiche (22%).

Quali sono le malattie cardiovascolari?

Le malattie cardiovascolari comprendono un insieme di patologie che colpiscono il cuore e i vasi sanguigni.

Si dividono in:

  • malattie ischemiche cardiache, come l’infarto del miocardio e l’angina pectoris
  • malattie cerebrovascolari, come l’ictus ischemico ed emorragico.

Tra le patologie più diffuse ritroviamo:

  • Infarto del miocardio (Attacco di cuore): una condizione in cui il flusso di sangue al cuore è bloccato, solitamente a causa di un coagulo di sangue in una delle arterie coronarie.
  • Ictus: si verifica quando l’afflusso di sangue a una parte del cervello viene interrotto o ridotto, impedendo al tessuto cerebrale di ricevere ossigeno e nutrienti.
  • Malattia coronarica: è causata dall’accumulo di placche di colesterolo nelle arterie coronariche, che possono restringere e ridurre il flusso di sangue al cuore.
  • Scompenso cardiaco: è un insieme di sintomi legati all’incapacità del cuore di pompare sangue in modo efficace, portando a sintomi come affaticamento, difficoltà respiratorie e gonfiore delle gambe e caviglie.
  • Aritmie: sono disturbi del ritmo cardiaco che possono causare battiti cardiaci irregolari, troppo veloci o troppo lenti.
  • Cardiomiopatie: Malattie del muscolo cardiaco che possono portare a un funzionamento anomalo del cuore.
  • Malattia arteriosa periferica: una condizione in cui le arterie che forniscono sangue alle estremità, come le gambe, sono ostruite o ristrette, causando dolore e difficoltà nel camminare.
  • Ipertensione (pressione sanguigna elevata): si verifica quando la pressione del sangue nelle arterie è persistentemente elevata, aumentando il rischio di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari.
  • Aneurisma: dilatazione anomala e permanente della parete arteriosa o venosa che la indebolisce. Il vaso può rompersi dando luogo a una emorragia interna.
  • Endocardite: un’infezione del rivestimento interno del cuore (endocardio), spesso causata da batteri che entrano nel flusso sanguigno.
  • Malattia delle valvole cardiache: problemi con le valvole del cuore che possono compromettere il flusso di sangue attraverso il cuore.

I fattori di rischio cardiovascolare

Le malattie cardiovascolari sono influenzate da diversi fattori di rischio, condizioni che aumentano la probabilità di sviluppare una malattia cardiovascolare o aggravarla se già presente. I fattori di rischio possono essere suddivisi in:

Fattori di rischio non modificabili

Tra i fattori di rischio non modificabili ritroviamo l’età e il sesso. Generalmente gli uomini hanno un rischio più elevato di sviluppare questo tipo di patologie rispetto alle donne (anche se dopo la menopausa il rischio per le donne aumenta). Anche la storia familiare può rappresentare un rischio, in particolar modo se si hanno parenti di primo grado che soffrono di queste patologie.

Fattori di rischio modificabili

Fra i più importanti fattori di rischio modificabili vi sono:

  • Tabagismo (fumo e uso di altri prodotti del tabacco):  è tra i fattori di rischio più nocivi per la salute, ed è solo in parte dipendente dalla quantità e dal tipo di tabacco utilizzato. Il vizio del fumo provoca alterazioni nei vasi sanguini che portano all’insorgenza di ipertensione arteriosa, e anche contribuiscono ad aumentare la probabilità di aterosclerosi. Anche il fumo passivo contribuisce ad aumentare il rischio cardiovascolare sia pure in modo minore.
  • Sovrappeso/obesità: l’aumento di peso protratto nel tempo aumenta il rischio di malattia cardiovascolare anche perché si associa spesso a ipercolesterolemia, ipertrigliceridemia e iperglicemia. Il rischio cardiovascolare aumenta quindi al crescere dell’indice di massa corporea (IMC o body mass index, BMI) e della circonferenza addominale.
  • Sedentarietà/scarsa attività fisica: la sedentarietà associata a scorretta alimentazione aumenta il rischio di sovrappeso (vedi sovrappeso/obesità).
  • Scorretta alimentazione: uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari è rappresentato da un’alimentazione ricca di
  • Consumo rischioso e dannoso di alcol: il consumo eccessivo di alcol contribuisce a innalzare la pressione arteriosa, favorisce l’aumento di peso, modifica la risposta all’insulina, danneggia la funzionalità epatica e interferisce con il metabolismo di molti farmaci.
  • Ipertensione arteriosa: l’elevata pressione del sangue nelle arterie (≥ 140/90 mmHg) è uno dei fattori di rischio cardiovascolari più importanti ed è molto diffuso nella popolazione. Circa l’80% delle persone ipertese dichiara di essere in trattamento farmacologico e di aver ricevuto consigli per tenere sotto controllo la pressione arteriosa, come diminuire il consumo di sale (86%), svolgere regolarmente attività fisica (82%) e controllare il peso corporeo (80%).
  • Dislipidemie: si parla di dislipidemia quando ci sono elevati valori di colesterolo (totale e LDL), valori di colesterolo HDL ed elevati valori di trigliceridi, secondo le raccomandazioni. L’ipercolesterolemia, che è associata all’età e all’eccesso ponderale (persone in sovrappeso/obese), non mostra differenze di genere. Poco più di 1/3 degli ipercolesterolemici dichiara di essere in trattamento farmacologico e la maggior parte ha ricevuto il consiglio di consumare meno carne e formaggi (89%) e più frutta e verdura (81%), di fare regolare attività fisica (83%) e di controllare il peso corporeo (78%).
  • Diabete mellito: l’iperglicemia, valori elevati di glucosio nel sangue, danneggia l’endotelio (pareti dei vasi sanguini) e aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.
  • Fattori climatici e inquinamento atmosferico: nell’ultimo decennio, un numero crescente di evidenze epidemiologiche e cliniche ha dimostrato una correlazione tra i fattori climatici e il rischio cardiovascolare. Di particolare interesse è il ruolo svolto dai diversi inquinanti ambientali, tra i quali monossido di carbonio, ossido di azoto, anidride solforosa, ozono, piombo e il particolato, rappresentato dalle polveri totali sospese nell’aria che respiriamo. Questi inquinanti sono associati a maggiore ospedalizzazione e mortalità per malattie cardio-cerebrovascolari, soprattutto nelle persone con insufficienza cardiaca congestizia e/o aritmie. Anche una riduzione delle temperature (stagione invernale), si associa a una aumentata incidenza di eventi cardiovascolari.

I sintomi

sintomi delle malattie cardiovascolari possono variare a seconda della specifica condizione e della gravità del problema. Di solito rimangono a lungo silenti, ce ne si accorge solo quando sono molto evidenti. Come ad esempio la sensazione di pressione, oppressione o dolore al centro del petto tipica dell’attacco di cuore. Oppure l’improvviso intorpidimento o debolezza, soprattutto su un lato del corpo o la difficoltà a comprendere il linguaggio caratteristici dell’ictus. Il battito cardiaco rapido o irregolare associabile a uno scompenso cardiaco o ad aritmie.

La Prevenzione: cosa puoi fare per dare una mano al tuo cuore?

La prevenzione inizia dal singolo cittadino ed è importante agire su tutti i fattori di rischio modificabili. Gli stili di vita salutari rappresentano l’arma più efficace per contrastare l’insorgenza e la progressione delle malattie cardiovascolari. Adotta e mantieni stili di vita salutari, possibilmente lungo tutto il corso della vita. Ecco alcuni consigli:

Abolire il fumo. Non fumare ed evita il consumo di qualsiasi prodotto contenente tabacco e con nicotina nonché l’esposizione al fumo passivo. Non fumare fa bene alla salute in generale.

Seguire una dieta sana e equilibrata. Ad esempio adotta la dieta Mediterranea, una dieta ricca di frutta e verdura (4-5 porzioni al giorno), cereali integrali e frutta secca, con un consumo settimanale di pesce e legumi (2-3 volte a settimana). Privilegia gli oli vegetali, in particolare l’olio extra-vergine di oliva, limitando il consumo di grassi di origine animale (burro, lardo, panna). E’ importante limitare l’assunzione di insaccati, cibi ultra processati e dolci per il loro alto contenuto in sale e zuccheri.

Svolgi attività fisica regolare (almeno 30 minuti per 5-7 volte alla settimana). Un’attività fisica continuativa aiuta non solo a prevenire le malattie cardiovascolari ma anche a tenere sotto controllo i principali fattori di rischio come ipertensione, dislipidemia, diabete e sovrappeso e obesità. Se non fai sport, mantieniti in movimento camminando, usando la bicicletta o sali le scale invece di prendere l’ascensore.

Controllare il peso. Mantieni o ottieni un peso corporeo ottimale seguendo una dieta sana ed equilibrata, assumendo la quantità di calorie adeguata e praticando attività fisica.

Eseguire controlli regolari della salute. Specialmente se sono presenti fattori di rischio cardiovascolare come ipertensione, dislipidemia o diabete mellito.

Per le persone già affette da malattie cardiovascolari è importante non solo adottare e mantenere comportamenti salutari, ma anche assumere i farmaci come da prescrizione medica ed effettuare gli esami e le visite di controllo nei tempi indicati dal medico curante.

Per tutti gli altri è consigliabile mettere in agenda a partire dai 40 anni in su un checkup annuale per controllare i valori di pressione arteriosa, colesterolo e glicemia (soprattutto se ci sono familiari portatori di queste condizioni di rischio), continuando poi a monitorare nel tempo questi parametri.

La ricerca sulla prevenzione cardiovascolare

La prevenzione delle malattie cardiovascolari è un campo di ricerca molto attivo, con numerosi studi che cercano di identificare strategie efficaci per ridurre i fattori di rischio e migliorare la salute cardiaca. Ma, nonostante i progressi, sono ancora molte le sfide nella traduzione delle conoscenze scientifiche e cliniche nei comportamenti quotidiani. Solo un italiano su due dichiara di fare «qualcosa» per la prevenzione cardiovascolare (e solo 1 su 10 ritiene di fare «molto»), concentrandosi sull’alimentazione (50%), sul movimento e sull’attività fisica (39%). A effettuare controlli ed esami medici regolari è il 18% e solo l’11% dichiara d’impegnarsi a ridurre il fumo. Gli ostacoli che rallentano le azioni preventive sono molteplici: modifica dello stile di vita (39%), scarsa consapevolezza del rischio (33%), mancanza di informazioni su cosa fare per la prevenzione (27%) e scarsa comunicazione/supporto da parte del medico (21%).

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    Safenectomia Laser: ecco i vantaggi

    La Anvamed, nell’intento di offrire ai propri pazienti il miglior servizio grazie alla collaborazione con medici specialisti d’eccellenza, presenta, tra le tante attività del Poliambulatorio, la Lasersafenectomia.

    Trattasi di una innovativa procedura di chirurgia mini-invasiva endovenosa che, in pochi minuti, cura l’insufficienza della vena safena di medio calibro alla coscia e/o gamba ed elimina le antiestetiche vene varicose che provocano pesantezza, gonfiore, crampi e  dolore alle gambe dei pazienti migliorando la loro qualità di vita.

    Comunemente denominata EVLT (Endovenus Laser Treatment), è un intervento ambulatoriale molto efficace che consente di curare le varici chiudendo le safene ammalate senza alcuna asportazione chirurgica.

    I principali vantaggi sono:

    – nessun ricovero;

    – intervento in anestesia locale;

    – assenza di incisioni all’inguine e di altri tagli ad eccezione di un taglietto per l’inserimento del laser nel tratto della safena da trattare;

    – breve durata (circa 20 min);

    – assenza di ematomi;

    – dimissioni immediate: il giorno stesso della lasersafenectomia il paziente torna ad occuparsi delle sue attività quotidiane e lavorative.

    Come si esegue in Anvamed la Lasersafenectomia:

    1° step: visita per l’anamnesi del paziente ed ecocolordoppler pre-intervento con il chirurgo vascolare;

    2° step: lasersafenecotmia:

    il chirurgo vascolare, dopo l’anestesia locale, con una puntura eseguita nella gamba inserisce nella vena ammalata un piccolo catetere con la fibra ottica a cui viene applicata una sorgente di luce laser di lunghezza d’onda adeguata per la fotocoagulazione della parete della vena ammalata “incollandola su se stessa”. Sempre sotto controllo ecografico, la fibra ottica viene ritirata e tutta la vena ammalata viene chiusa progressivamente riducendosi ad un sottile cordoncino fibroso che poi verrà assorbito dall’organismo.

    Segue il bendaggio della gamba trattata che, il giorno seguente, viene sostituito dalla calza elastica prescritta dal chirurgo vascolare;

    – dimissione; al paziente verrà prescritta una semplice terapia domiciliare;

    3° step: visita di controllo ecografico e medicazione dopo una settimana.

    Per la mini invasività dell’intervento, questa procedura medica, quando possibile, sta sostituendo lo Stripping, ossia l’intervento tradizionale con cui il chirurgo vascolare estrae la vena mediante l’uso di una sonda precedentemente introdotta attraverso l’inguine, un procedimento che risulta piuttosto invasivo e che necessita di anestesia totale.

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      L’isteroscopia: cos’è, come si esegue e quanto dura

      Cos’è l’isteoscopia?

      L’isteroscopia è una procedura endoscopica che permette di osservare l’interno dell’utero e di diagnosticare ed eventualmente trattare diverse condizioni patologiche a carico della cavità uterina (cervice e corpo).

      Viene eseguita in regima ambulatoriale o Day surgery mediante l’introduzione in vagina di un sottile strumento (isteroscopio), senza l’impiego di speculum (divaricatore vaginale) o strumenti traumatici quali pinze; l’isteroscopio è dotato di una piccola telecamera e di una luce all’estremità, che raggiunge l’utero dopo che le sue pareti sono state distese con del liquido, soluzione fisiologica.

      Le motivazioni che possono portare a eseguire l’isteroscopia sono diverse. Il sintomo più comune per cui l’isteroscopia viene eseguita è il sanguinamento uterino anomalo nelle donne in età fertile e soprattutto in menopausa. L’isteroscopia consente di diagnosticare malformazioni uterine e l’eventuale presenza di aderenze, polipi, fibromi e tumori dell’utero, ma anche di capire i motivi di un’infertilità, indagare le cause di aborti spontanei ricorrenti o accertare la presenza di un’anomalia congenita a carico dell’utero o di un carcinoma endometriale.

      Durante l’esame si possono prelevare campioni di tessuto da analizzare con un esame istologico. Inoltre l’isteroscopia è un esame normalmente indicato nell’inquadramento della paziente infertile. In questo caso l’isteroscopia può essere eseguita in ambulatorio, senza necessità di ricovero, nella maggior parte dei casi.
      Nel corso dell’esame si possono eseguire piccoli interventi (come l’asportazione di polipi, piccoli fibromi, specie se peduncolati, o la correzione di lievi malformazioni uterine). Tali procedure sono
      normalmente condotte in anestesia o in sedazione in regime di day hospital, ma possono anche essere eseguite in regime ambulatoriale qualora indicato.

      Come si esegue?

      L’isteroscopia ambulatoriale può essere preceduta dalla assunzione di un farmaco anti-dolorifico.
      L’isteroscopia è condotta con la paziente in posizione litotomica, la classica posizione ginecologica. Nelle pazienti in età fertile viene programmata in modo tale da evitare il periodo mestruale, idealmente nei primi 7 giorni dopo la fine di una mestruazione. Infatti, l’esecuzione della procedura in questo periodo del ciclo mestruale consente ai ginecologi una visione migliore e più dettagliata dell’utero. Indipendentemente dall’approccio, l’isteroscopio viene delicatamente introdotto nell’orificio uterino esterno e, grazie alla distensione garantita dal mezzo fluido, si procede lungo il canale cervicale fino alla cavità uterina.

      È un esame che possono fare tutti?

      L’isteroscopia può essere eseguita in donne di tutte le età, purché non in gravidanza, a meno che particolari e rare conformazioni anatomiche impediscano il passaggio dell’isteroscopio. L’esame, inoltre, non può essere effettuato durante il flusso mestruale e in caso di infezione o infiammazione pelvica o tumore del collo dell’utero.

      Occorre una preparazione particolare all’esame?

      Per l’isteroscopia a scopo diagnostico non serve una particolare preparazione.
      Per stabilire l’idoneità all’isteroscopia diagnostica, la paziente dovrebbe sottoporsi a una visita ginecologica, e possibilmente a
      una ecografia transvaginale, esami che possono fornire informazioni sull’anatomia e lo stato di salute degli organi pelvici, quali canale vaginale, utero, ovaie e tube di falloppio. Inoltre, le analisi del sangue possono permettere di verificare la presenza o meno di eventuali disturbi della coagulazione. Prima dell’isteroscopia è bene che la paziente avvisi il personale curante circa eventuali allergie o circa l’assunzione di eventuali farmaci anche se normalmente non è richiesta la sospensione della terapia. La profilassi antibiotica, salvo casi specifici, non è indicata, dal momento che il rischio di complicanze infettive è estremamente basso e non è influenzato dal pre-trattamento con antibiotici.

      È meglio che mi faccia accompagnare da qualcuno o posso venire da solo? Potrò guidare la macchina per tornare a casa?

      Se la procedura è esclusivamente ambulatoriale, al termine la paziente potrà tornare a casa da sola.

      L’esame è doloroso o provoca altri tipi di disagio?

      L’isteroscopia non è dolorosa, anche se può provocare leggeri crampi, per via della distensione dell’utero, simili a quelli avvertiti durante il ciclo mestruale, e un lieve dolore alla spalla.
      I minimi effetti avversi includono un lieve sanguinamento vaginale (dovuto al passaggio dell’isteroscopio che può provocare piccole lesioni), dolore e crampi a livello addominale e senso di stanchezza/malessere. Tali disagi scompaiono spontaneamente in poco tempo (entro 30 minuti dal termine della procedura nella maggior parte dei casi). Se l’esame è di tipo operativo, la paziente dopo l’intervento
      può avvertire dolori ad addome, schiena e spalla che si risolvono in pochi giorni.

      L’esame comporta dei rischi immediati?

      L’isteroscopia è generalmente una procedura sicura con un rischio di complicanze minore dell’1 per cento. La perforazione dell’utero e l’insorgenza d’infezioni sono eventi estremamente rari nella pratica ambultoriale. Raramente può verificarsi anche una reazione vagale che, per via della stimolazione del collo dell’utero, determina l’insorgenza di sudorazione, un temporaneo rallentamento del battito cardiaco e un abbassamento della pressione arteriosa.

      L’esame comporta rischi a lungo termine?

      L’isteroscopia non comporta rischi a lungo termine.
      Nel raro caso in cui si verifichino infezioni o la perforazione dell’utero, normalmente il trattamento domiciliare con antibiotici è sufficiente a risolvere il problema senza necessità di ulteriori interventi.

      Quanto dura?

      La durata dell’isteroscopia ambulatoriale è di circa 5-15 minuti.

      Alla fine posso andare subito a casa o devo restare in osservazione? Per quanto?

      In particolare, il recupero da un’isteroscopia è alquanto rapido, e la paziente può tornare alle proprie attività lavorative 24 ore dopo la procedura.

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        Visita urologia Anvamed

        Visita urologica: come si svolge e quando richiederla

        Di cosa si occupa l’urologia

        L’urologia è quella branca della medicina che si occupa dell’apparato urinario della donna e dell’apparato genito-urinario dell’uomo.

        In particolare, l’urologia studia le patologie del reneuretere e vescica sia dell’uomo che della donna e, inoltre,  di quelle del pene e testicoli per uomo.

        Le malattie urologiche possono essere di natura molto diversa e vengono trattate sia con terapie mediche che con interventi chirurgici. Clicca qui per vedere quali interventi si eseguono presso l’ambulatorio chirurgico di Anvamed.

        Quali sono le patologie più comuni

        Tra le più rilevanti patologie urologiche più diffuse troviamo:

        • ipertrofia prostatica benigna
        • malformazioni genitali
        • tumore del pene
        • tumore del testicolo
        • tumori del rene
        • tumori della prostata
        • tumori delle vie escretrici
        • tumori della vescica
        • vescica iperattiva
        • calcolosi urinaria
        • deficit erettile
        • incontinenza urinaria
        • infertilità maschile
        • infezioni delle vie urinarie

        Quando è opportuno richiedere una visita specialistica

        In tutti i casi in cui si avvertono fastidi o si riscontrano anomalie all’apparato genito-urinario, o anche in caso di disfunzioni sessuali. I sintomi più comuni sono:

        • incontinenza
        • sangue nelle urine
        • dolore nella minzione e difficoltà a urinare
        • necessità di urinare spesso (pollachiuria)
        • urine rosse o di colore alterato
        • esitazione minzionale
        • dolore pelvico, nell’inguine o nella parte bassa della schiena
        • senso di peso nella regione pelvica
        • disfunzioni erettili
        • problemi di eiaculazione

         

        Cosa deve fare il paziente prima di prenotare una visita urologica

        Prima di rivolgersi all’urologo, è bene che il paziente si confronti con il suo medico di medicina generale che valuterà la necessità di richiedere la visita specialistica e, nel caso, prescriverà preventivamente alcuni esami specifici, come l’esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico – Prostate Specific Antigen) e l’esame delle urine. Inoltre, è sempre consigliato far visionare all’urologo eventuali referti di ulteriori esami precedenti.

        Come si svolge la visita urologica per l’uomo

        La prima parte è dedicata alla raccolta dell’anamnesi completa dello stato di salute del paziente e dell’eventuale familiarità con patologie urologiche. Segue poi l’esame obiettivo che prevede l’osservazione del basso ventre e dei genitali esterni. Successivamente viene eseguita l’esplorazione digito-rettale per verificare la consistenza della prostata. Questa indagine è fondamentale in particolare per la diagnosi precoce del cancro alla prostata.

        Come si svolge la visita urologica per la donna

        Nella donna la visita è simile a quella ginecologica, si valuta lo stato di salute del sistema urinario mediante ecografia sovrapubica o transvaginale, per verificare la presenza di prolassi (cioè rilassamenti eccessivi della muscolatura) della vescica o dell’utero che potrebbero essere associati all’incontinenza.

         

        Quando effettuare la prima visita urologica

        In genere si è soliti rivolgersi allo specialista quando il sintomo è già manifesto, ma ovviamente l’atteggiamento corretto è quello della prevenzione delle malattie.

        Per questa ragione, la prima visita urologica dovrebbe essere effettuata al momento della pubertà (tra i 12 ed i 14 anni), per valutare lo sviluppo dei genitali esterni e dei caratteri sessuali secondari.

        Certamente, dopo i 40 anni è consigliabile sottoporsi regolarmente ai controlli periodici, soprattutto in ottica di prevenzione del tumore della prostata.

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          Ecografia con mezzo di contrasto

          Grande novità in Anvamed: Ecografia con mezzo di contrasto

          Si arricchisce sempre di più il servizio di Diagnostica del nostro poliambulatorio: da oggi i nostri specialisti possono eseguire l’Ecografia con mezzo di contrasto.

          Laddove venga individuata una lesione anomala di organi quali fegato, rene e pancreas e con la tradizionale ecografia non si arrivi a diagnosticare la natura di tale anomalia, è possibile ricorrere a questo esame in alternativa o in anticipo rispetto alla TAC e alla Risonanza Magnetica.

          L’esame prevede l’iniezione in vena di un mezzo di contrasto costituito da micro bolle gassose, diverso e meno invasivo rispetto a quello utilizzato nella tradizionale TAC, che permette di studiare in modo dinamico la vascolarizzazione dei tessuti profondi, loro tipologia e natura.

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